
INCONTRO CON DUCCIO BALESTRACCI"IL PALIO DI SIENA" - Presentazione


A marzo, in seguito alle disposizioni governative dovute al covid 19, "Città filosofica" sospese tutte le iniziative allora avviate e programmate; ieri, 9 settembre, l'associazione ha finalmente ripreso l'attività. Nella piacevole cornice del giardino di Villa Maria, sede del “Centro di documentazione arti visive” della Biblioteca Labronica, con la compartecipazione e il patrocinio del Comune di Livorno, è stato presentato, ospite l'autore, il libro di Duccio Balestracci “Il palio di Siena. Una festa italiana.” (Laterza ed., 2019). L'appuntamento, pianificato in aprile e forzatamente saltato, è stato recuperato con grande soddisfazione, sia perché segna la ripartenza dell'associazione, sia perché è stato un momento qualitativamente significativo: per la levatura del lavoro, per il prestigio del suo artefice, ed anche per la gradevolissima comunicativa di Balestracci, il quale unisce vasta solidità argomentativa e rara scorrevolezza nello scrivere, ad un eloquio chiaro e brillante, spesso vacante in studiosi di chiara fama. Il pomeriggio, introdotto dal presidente di “Città filosofica” Alessandro Rizzacasa, è stato condotto dal Prof. Andrea Suggi che ha dialogato con Balestracci, tutto all'insegna di una preziosa scorrevolezza nient'affatto disgiunta dallo spessore delle argomentazioni. Balestracci, che ha dato alle stampe studi noti e diffusi come “Terre ignote, strana gente. Storie di viaggiatori medievali” oppure “La battaglia di Montaperti” (sempre per Laterza) fino al 2019 è stato ordinario di storia medievale presso l'Università di Siena. Senese egli stesso ha condensato nel lavoro presentato non solo la professionalità di un autentico approccio storico, ma anche la passione di una vita. La chiave di volta interpretativa del saggio di Balestracci, una novità nella sterminata letteratura riguardante il palio sta nel sottotitolo: il palio di Siena è una festa ma, diversamente da quanto è comunemente accetto, dice in controtendenza Balestracci, non è una festa esclusivamente senese e nemmeno “specificamente senese”, ma una festa “modello” che si praticava dalle Alpi alla Sicilia secondo una struttura pressoché identica. Introdotto da Suggi il tema dei riferimenti storiografici a cui ha guardato Balestracci: per primo Eric Hobsbawm e il suo concetto dell'invenzione della tradizione. Riguardo all'oggetto del libro Balestracci ha chiarito che quanto vediamo oggi del palio è solo una stratificazione temporale di elementi locali innestati su questo modello comune di “festa” peculiarmente italiano. Incredibilmente ciò che mediamente accogliamo come una evidenza e cioè che il palio di Siena sia, così come viene ancor oggi rappresentato, la replica di un'esperienza che risale lungamente indietro nel tempo, è del tutto sbagliato. Balestracci infatti ha mostrato come il palio nella forma attuale abbia ricevuto la sua definizione meno di un secolo fa, precisamente nel 1927. Ma è stata una definizione talmente ben costruita che ha fuso l'immaginario collettivo con una simbologia che valorizza la municipalità e la storia secolare senese. Certo in una girandola complessa ed esteticamente eclettica di segni e simboli, ma che alla fine ha prodotto una narrazione di grande richiamo e fascino tutt'ora perdurante e attraente. Balestracci, sollecitato da Suggi, ha ben raccontato del rapporto tra la carriera, cioè la corsa in piazza, e l'organizzazione del tempo e dello spazio a Siena in relazione al palio: il senso delle contrade, il rapporto delle contrade col palio che è cominciato molto più tardi di quanto si possa pensare, la relazione fondamentale delle contrade col territorio. Ma ciò che è emerso è la trasversalità italica degli elementi fondanti del palio, inteso non come momento brevissimo (poco più di un minuto), benché apicale, della gara con i cavalli, ma come complesso articolato di rapporti, relazioni, riferimenti, esiti e legami comportamentali, etici, politici, fideistici, che strutturano la festa. Toccato in ultimo il tema della considerazione degli animali verso cui la sensibilità è cambiata a partire dagli anni Ottanta e che ha prodotto e produce prese di posizione molto nette contrarie al palio per l'utilizzo dei cavalli destinati, secondo questa visione, ad una pratica impropria, rischiosa e vessatoria. Balestracci ha ricordato l'importanza che la riflessione animalista ha avuto, producendo essa un netto cambiamento di mentalità tale da rimodulare radicalmente il senso dell'appartenenza dei cavalli alla festa. Ma questo, dice Balestracci, non può implicare l'azzeramento del palio, esito auspicato dal fronte animalista e antispecista, perché significherebbe azzerare il senso della storia che sta alle sue spalle. Alcune domande da parte del pubblico, particolarmente attento, hanno chiuso l'incontro che ha pienamente soddisfatto gli organizzatori e tutti i presenti. “Città filosofica” ringrazia il Comune di Livorno, la Biblioteca Labronica e in particolare la responsabile della struttura, Valentina la Salvia, che si prodiga in modo encomiabile per rendere sempre più efficiente e culturalmente rilevante il polo di Villa Maria.